ExhiBIT: visita guidata a "DOOM: The Gallery Experience"
Parlare d'arte mentre si prende in giro il mondo dell'arte. #mostra #arte #parodia #videogioco
Bentornati a Giochetti, il biglietto omaggio che non sapevi di avere in tasca. Siamo di nuovo nella rubrica ExhiBIT, l’unico modo sicuro per visitare i musei all’interno dei videogiochi. Nel primo episodio abbiamo scoperto le opere d’arte del Museo di Sifu con un tour che ha riscosso un sorprendente successo. Questa volta andiamo in posto che un tempo era tutto demoni e distruzione, oggi invece si presenta ripulito come se avessero riqualificato tutta la zona con i fondi del PNRR. Buona lettura!
L’immagine che vedete qui sopra, il menù iniziale di DOOM, è tratta dall’edizione per Playstation 4, ma qualunque cosa si possa collegare al televisore o abbia uno schermo ha la sua versione, perché dal 1993 DOOM non smette di riproporsi come la più buona tra le peperonate. Oggi ne visitiamo una versione leggermente diversa, adatta alla rubrica ExhiBIT. Eccola:
Creata da Filippo Meozzi e Liam Stone questa versione di DOOM non ci fa scontrare con i classici Arachnotron e Cacodemon ma con lo spietato (e un po’ snob) mondo dell’arte. Iniziamo la visita.
Subito ci ritroviamo in una bellissima sala dedicata al Rinascimento. Invece del fucile a pompa imbracciamo il nostro bicchiere di vino rosso e i più attenti avranno notato che Doomguy, il protagonista dal nome meraviglioso (letteralmente: il tizio di DOOM), ha inforcato due occhialetti da perfetto critico d’arte. Le differenze non finiscono qui: invece della salute abbiamo i soldi, al posto dell’armatura una percentuale che indica la dose di formaggio assaggiata e i sorsi di vino sostituiscono le munizioni.
In questa sala possiamo osservare molti capolavori, ma la cosa bella è che avvicinandoci a un’opera possiamo vedere una schermata con alcuni dettagli e un link che ci porta direttamente alla scheda del Metropolitan Museum of Art di New York, per gli amici The Met, da cui sono prese in prestito le opere.


Fra Angelico (Guido di Pietro) (1420–23 circa) La Crocifissione [Pittura] [Tempera su legno] [63,8 x 48,3 cm] The Metropolitan Museum of Art, New York
La seconda sala è dedicata ai capolavori greci e in cima a una scala svetta una statua di Eracle ubriaco (che brutta fama che avevi, Eracle). Forse anche lui aveva la passione per l’arte accompagnata dal vino.


Autore sconosciuto (Terzo - secondo secolo A.C.) Eracle ubriaco [Scultura] [Statuetta in bronzo] [15,60 cm] The Metropolitan Museum of Art, New York
Il livello della collezione è altissimo e in giro per le sale si trovano degli ottimi stuzzichini di formaggio, delle bottiglie di vino e dei soldi che senza tentennamenti raccogliamo. Dopo esserci rifocillati e aver sorseggiato altro rosso (rumorosamente), ci dirigiamo verso la prossima sezione della galleria: l’immancabile Egitto.
Ecco l’ennesimo stecchino con cubetto di formaggio ad attenderci sotto un altro capolavoro.


Autore conosciuto (1294–1279 A.C. circa) Moglie e figlia di Userhat [Pittura] [Tempera su carta] [49 × 26,5 cm] The Metropolitan Museum of Art, New York
Sempre nel padiglione egizio scopro quello che probabilmente è un mio lontano parente: il dio Bes.


Forse sarà un dio potente, di sicuro è diversamente bello. Alla destra del dio Bes esposto in DOOM, potete vedere la raffigurazione del dio Bes che avevo fotografato un po’ di tempo fa nei Musei Vaticani. Come si può intuire siamo tanti, ognuno col proprio stile… particolare.
Purtroppo la visita volge al termine. Il padiglione dedicato all’arte giapponese (immagine sottostante) è l’ultimo e il più spettacolare, impreziosito da una passerella sull’acqua che ci conduce all’immancabile gift shop.
Uto Gyoshi (XVI secolo) Gatto muschiato [Pittura] [Inchiostro e colore su carta] [76 × 46,5 cm] The Metropolitan Museum of Art, New York
Gift shop arriviamo, tempo di acquisti. Come potete vedere nonostante il prezzo non ho resistito e ho comprato una copia fisica di DOOM: The Gallery Experience. Per voi giocarci sarà molto più economico, vi basterà cliccare sul link che avete appena superato, perché questa versione di DOOM gira direttamente all’interno del browser.
Filippo Meozzi, Liam Stone (2025) DOOM: The Gallery Experience [Videogioco] [Parodia] [10 min] (Windows) itch.io
Sportello informazioni
Camminare attraverso le sale non avrebbe lo stesso effetto se non venissimo accompagnati da alcune tracce di musica classica. Anche nella schermata dei titoli veniamo accolti dalla meraviglia dell’Inverno di Vivaldi, anche se ho come il sospetto che molti la conoscano come la sigla di Chef’s table di Netflix. Mi sembra tutto molto in linea con l’ironia di DOOM: The Gallery Experience.
Quando scrivevo che DOOM gira su qualunque apparecchio abbia uno schermo non dicevo per dire. Negli anni “far girare DOOM su qualsiasi cosa” è diventata una sfida che ha spinto l’assurdo verso il limite massimo. DOOM sullo schermo per gli ordini di un McDonald? Fatto. All’interno di un computer all’interno di Minecraft? Fatto. Sullo schermo minuscolo di una sigaretta elettronica? Fatto. Sullo schermo ancora più piccolo di un test di gravidanza? Ebbene sì, anche questo è stato fatto. E ce ne sono molti altri, come raccontato in questo video (in inglese).
Titoli di coda
Provo un gusto sottile nel vedere un gioco come DOOM diventare la parodia del mondo delle gallerie d’arte. E trovo altrettanto piacevole vedere che un progetto così piccolo sia riuscito a fare un po’ di rumore conquistandosi pagine ben più prestigiose di questa. Parlavamo qualche episodio fa di giochi che diventano sempre più grandi e richiedono mesi di tempo per essere finiti (per la prima volta, poi se li si finisce di nuovo si può vedere il vero finale. Maledetto Ghost ‘n’ Goblins è tutta colpa tua), invece ecco un gioco minuscolo che può essere finito in dieci minuti e che ha ottenuto il suo riscontro di pubblico e critica. Vuoi vedere che non serve essere giganteschi per poter dire qualcosa? Al prossimo episodio, ciao!