Bentornati a Giochetti, il locale col divano dove sedersi con gli amici per bere una tazza di tè e parlare di arte e videogiochi. Anche di politica, di sesso, di paesi lontani. E di poesia. Già, si può parlare anche di poesia, mi sa che ce lo siamo dimenticato. Proviamoci, allora, accomodiamoci sul divano di questo Central Perk virtuale (Matthew Perry ci ha lasciato da qualche settimana e io sto pensando di rivedermi tutto Friends. Per la terza volta). Cosa ce lo impedisce? Il coraggio non ci manca, la curiosità neppure. Quindi, buona lettura!
Stella remota che imprime la mia lastra
e rende bianchi un paio d’atomi scuri
io non credo di credere a ciò che dichiari.
Diffido dell’apparenza della luce.Non credo di crederti ultima in cielo,
non credo che tu sia neanche lontanamente l’ultima,
non credo che ciò per cui arrossisci
da dopo l’esplosione fili via.Sarà immenso l’universo, o forse no.
A volte veramente ho l’impressione
di sentirlo vicinissimo ai miei sensi,
è la membrana in cui nacqui e che mi avvolge.
Robert Frost (2022) [1947] Scettico [Skeptic] (tratta dall’antologia poetica Fuoco e ghiaccio) [traduzione di Silvia Bre] [Poesia] Adelphi Edizioni
Ho chiesto una pennellata su Robert Frost, uno dei più grandi poeti americani, a una persona che di poesia ne sa molto più di me. Lascio la parola a Isidora Tesic:
Robert Frost nasce a San Francisco, California il 26 marzo 1874 e morirà il 29 gennaio 1963 a Boston, nel Massachusetts. Vive in California fino agli undici anni, dopo la morte del padre torna in New England, da dove proveniva la famiglia paterna, con la madre e la sorella. Frequenta le Università di Dartmouth e Harvard, senza laurearsi, si districa tra vari mestieri, nel 1985 si sposa con Elinor White, con la quale avrà sei figli. Nel 1912, dopo il fallimento della loro fattoria, con la famiglia si trasferisce in Inghilterra. Lì Frost frequenta i circoli intellettuali dell’epoca, conosce poeti come Edward Thomas, Rupert Brooke, Robert Graves e Ezra Pound, che lo incoraggia, fino alla pubblicazione delle sue due prime raccolte poetiche A Boy’s Will, seguito da North of Boston, che ne decretano il successo. Nel 1915 torna negli Stati Uniti e diviene uno dei maggiori poeti americani contemporanei, l’unico a vincere quattro volte il premio Pulitzer. La sorella minore morirà nel 1929 in un ospedale psichiatrico, perderà la moglie nel 1938, solo due figlie gli sopravvivranno, soffrirà di depressione.
Descrivere la galleria cronologica di eventi che definisce la biografia di un uomo induce sempre il tentativo di divinare dall’accadere degli eventi, dalle scelte, le ragioni. Ragioni esistenziali, poetiche, pratiche. Il perché dell’essere e dell’essere stato. Davanti a Frost il tentativo, o meglio la tentazione, esita. Atipica per il suo tempo, richiamo di una tradizione poetica americana che rievoca Ralph Waldo Emerson ed Emily Dickinson, la sua poesia è una poesia trasparente, chiara. E questo sia nella forma – Frost rifiuta nettamente il verso libero e le sue scelte nell’impianto metrico sono varie, fino all’uso delle rime – che nell’essenza. La piana delicatezza delle immagini, il riflessivo, nitido dialogo di un Io lirico definito con l’altro-da-sé. Dove impera la Natura che è, non funzione dell’uomo, non solo paesaggio per l’esistenza umana, ma vibrante, interlocutoria, imaginifica, dove l’uomo vive con la medesima predisposizione a interrogarla che ha nell’interrogare se stesso e il movimento è reciproco. Ma l’apparenza di semplicità – la narratività quasi familiare – dei versi di Frost nasconde allusioni. Ciò che sembra contare in Frost è il desiderio inesausto (e forse inesaudibile) di dire ancora, che rimane dopo il detto. «Come un pezzo di ghiaccio su una stufa rovente così la poesia deve cavalcare il proprio scioglimento» dice Frost (fino a dove?). E ancora: «La poesia è ciò che va perso nella traduzione». Ed entrambe le dichiarazioni di intenti alludono a ciò che resta dopo l’azione poetica, una forma di imprecisione, o meglio di illusione della precisione, che è il residuo, la sovraimpressione di qualsiasi creazione, il desiderio, longing, della prosecuzione della creazione, delle potenzialità, perché il raggiungimento dell’atto della creazione è anche, in un certo senso, un atto di morte, ossia un atto di fine perché di definizione.
Ed è alla lucente trasparenza della poesia di Frost dobbiamo la possibilità di indovinare, di riconoscere, come sotto lo spesso strato di ghiaccio sta il ventre del lago sul quale stiamo camminando, i sommovimenti interiori dei suoi versi, l’oscura, obbligatoria mobilità sottostante, che lo interroga e che ci interroga, sulla vita, sulla nostra predisposizione alla vita, sulla fine, sul terrore della fine e, ancora, sul nostro ostinato avanzamento a dispetto di.
Bethesda Game Studios (2023) Starfield [Videogioco] [Rpg] [Download digitale] [21½ h.] (Xbox Series X) [Xbox Series S] Bethesda Softworks
“Sarà immenso l’universo, o forse no”. Starfield è una classica epopea spaziale inserita in un classico gioco Bethesda, che si traduce così: centinaia di ore per esplorare tutto il gioco (ma la storia principale non è poi così lunga); fazioni e contro-fazioni ognuna con la propria storia; inventari (plurale) colmi di oggetti improbabili; possibilità di personalizzare l’astronave, di creare il proprio avamposto sperduto e di scegliersi i compagni di viaggio; fisica realistica degli oggetti. E per finire: l’intero universo che aspetta solamente che arrivi il giocatore a risolvere i problemi.
Sportello informazioni
Isidora Tesic nasce a Brescia nel 1996. I suoi racconti e poesie sono stati pubblicati su varie riviste, tra cui Nazione Indiana, Il primo amore e Nuovi Argomenti. Dal 2015 collabora con Q Code Magazine.
No Man's Sky è un gioco che qualcuno avrebbe probabilmente preferito vedere al posto di Starfield. Il suo punto di maggiore forza è un’esplorazione spaziale più fluida (dove Starfield richiede un menù per alzarsi in volo, cambiare pianeta, ecc. No Man’s Sky consente di decollare, oltrepassare l’atmosfera dei pianeti e viaggiare liberamente da un punto all’altro). Su Youtube esistono decine di video comparativi. A voi la scelta.
La famosa fisica del toast di Starfield (famosa tra un gruppo un po’ particolare di persone, è chiaro) è una caratteristica dei giochi Bethesda. Si può riassumere in due frasi: (1) Se rubi un toast e lo lasci a casa, lo ritroverai lì. (2) Se riempi la tua casa di toast questi interagiranno tra loro come farebbero un mucchio di toast nella realtà. In Starfield, per esempio, qualcuno si è riempito l’astronave di patate.
Il mio cavallo trova forse strano
che io sosti ove non c’è casa all’intorno,
tra i boschi e il lago coperti di ghiaccio
nella sera più buia dell’anno.
Fa tintinnare i sonagli delle briglie,
quasi a chiedermi se sto sbagliando.
Non c’è altro suono, al di fuori del fruscio
del vento lieve e dei fiocchi che cadono.
Profondi e scuri sono i boschi e belli,
ma ho promesse da mantenere
e miglia da percorrere, prima di dormire,
e miglia da percorrere, prima di dormire.