Bentornati a Giochetti, dove si passa dall’horror puro all’horror buffo per poi finire nel buffo a tutto tondo in un battito di ciglia (in realtà, ci sono volute due settimane).
All’interno di questa casa vacanze senza tassa di soggiorno siamo ormai più di duecento (231!), quindi viaggiamo con slancio verso la prossima soglia: raccontate ai vostri migliori amici (e anche a quelli così così) le strane cose che accadono tra le mura di Giochetti. Più siamo, più abbiamo peso nella prossima riunione di condominio.
A tal proposito questa intro si chiuderà con un sondaggio, uno strumento utile alla politica e alle newsletter. Buona lettura!
In risposta a un annuncio, una bella mattina, si parò immobile sulla soglia del mio ufficio un giovane – la porta infatti era aperta, perché era estate. Rivedo ancora quella figura: pallidamente linda, penosamente decorosa, irrimediabilmente squallida! Era Bartleby.
[…]
Decisi di assegnare a Bartleby un angolo accanto alle porte pieghevoli, ma dalla mia parte, in modo da avere a portata di voce quell’uomo tranquillo, se, per caso, si fosse dovuto sbrigare qualche lavoretto.
[…]
Era con me, credo, da tre giorni – non c’era stata ancora la necessità di esaminare le sue copie – quando, dovendo completare in gran premura una faccenduola, di punto in bianco chiamai Bartleby. Nella fretta e nella naturale aspettativa di un’immediata obbedienza, me ne stavo seduto con la testa china sull’originale posato sulla mia scrivania, la mano destra di lato, nervosamente tesa nel porgere la copia, in modo che, emergendo dal suo cantuccio, Bartleby potesse afferrarla e procedere all’esame senza il minimo indugio.
In questo atteggiamento sedevo dunque quando lo chiamai, spiegando rapidamente quello che volevo da lui, cioè esaminare insieme a me un breve documento. Figuratevi la mia sorpresa, anzi la mia costernazione, quando, senza muoversi dal suo angolino, con voce singolarmente soave, ma ferma, Bartleby rispose: «Preferirei di no».
Bartleby, lo scrivano è un racconto di Herman Melville, ma a differenza della sua opera più conosciuta, Moby Dick, piena di epicità e avventure, qui tutto è molto leggero, sottile, quasi impalpabile. L’iniziale insubordinazione di Bartleby lascia a tal punto stupito il titolare da consentirgli di farla franca. Quello che il suo datore di lavoro non sa è che la situazione, di lì a poco, sarebbe ulteriormente peggiorata.
Trascorsero alcuni giorni che videro lo scrivano impegnato in un altro lunghissimo lavoro.
[…]
“Poveraccio”, pensavo. “Non ha intenzioni malvagie; è chiaro che non vuole essere insolente; basta guardarlo per capire che le sue eccentricità sono involontarie. Mi è utile. Riesco ad andarci d’accordo.
[…]
Ma non sempre ero di questo umore. La passività di Bartleby a volte mi irritava. Mi sentivo stranamente pungolato a venire ai ferri corti con lui in un nuovo contrasto – a far scattare una qualche scintilla di rabbia che rispondesse alla mia.
[…]
«Bartleby», dissi, «Zenzero è fuori; le spiace fare un salto all’ufficio postale?» (Erano tre minuti di strada.) «Veda se c’è qualcosa per me.»
«Preferirei di no.»
«Non vuole andare?»
«Preferisco di no.»
Barcollando andai alla scrivania e mi sedetti in profonda riflessione.
Herman Melville (2020) [1853] Bartleby, lo scrivano [Bartleby, the Scrivener: A Story of Wall Street] [Letteratura] [Racconto] [Digitale] Garzanti Editore, Milano
Tra Bartleby e il suo datore di lavoro nasce uno strano rapporto, fatto di rifiuti cortesi e allo stesso tempo ineluttabili. Un rapporto di cui Melville riesce a mostrarci la profondità, nonostante gli scambi tra i due rimangano sempre superficiali. Pagina dopo pagina “Preferirei di no” diventa la manifestazione di una volontà, un gesto minuscolo, in cui è racchiusa tutta la vita di Bartleby.
Say no more è la storia di uno stagista. All’inizio potrete scegliere le vostre sembianze e decidere in quale lingua esprimere il vostro rifiuto (come potete vedere nelle foto qui sotto).
Il gioco mette a disposizione addirittura due intonazioni diverse per lingua, in modo che possiate scegliere quella che più si adatta al vostro spirito. Solo una volta presa questa decisione potrete affrontare il vostro nuovo lavoro.
Alle prime battute il vostro capo-tutto-sorrisi vi sembrerà soltanto un aziendalista un po’ sgradevole, ma presto vi renderete conto che senza la capacità di dire no, non resisterete a lungo.
Per fortuna uno strano spirito guida (sotto forma di audiocassetta motivazionale) vi verrà in aiuto.
E con l’allenamento diventerete capaci di esprimere “NO” freddi, intensi, pigri o stravaganti, e riuscirete a irritare i colleghi che vi pongono le richieste più assurde mettendo in scena atteggiamenti sarcastici o ridendogli in faccia. I risultati non tarderanno ad arrivare.
Say no more è il sogno degli stagisti di tutto il mondo.
Studio Fizbin (2021) Say no more [Videogioco] [Casual] [Download digitale] [2 h.] (Nintendo Switch) [Windows, macOS, iOs] Thunderful Publishing
Sportello informazioni
Pubblicato inizialmente su Putnam's Monthly Magazine, una rivista letteraria dell’epoca, Bartleby, lo scrivano non ebbe particolari riscontri né di critica, né di pubblico. Oggi il racconto è considerato uno dei testi più influenti della letteratura (tra gli altri: BBC list of 100 most inspiring novels) ed è anche uno di quelli di cui si è scritto di più (anche perché di non scontata interpretazione).
“Ci siamo conosciuti all’asilo e ora facciamo videogiochi insieme”. Con questa frase si presentano gli sviluppatori di Say no more in un minuscolo (sei minuti) documentario dedicato alla creazione del gioco. Se volete potete vederlo qui (è in inglese):
Che bello, bravo! Non ricordo nemmeno più come sono finito sul tuo Substack, ma il semplice fatto di poter leggere tutto in pochi minuti mi crea una soddisfazione incredibile
Ovviamente preferirei di no