Plague Inc. e i diari di Fang Fang
Intrattenimento o testimonianza: pandemie da punti di vista opposti. #letteratura #epidemiologia #videogioco
Bentornati a Giochetti, il medicinale generico contro la noia che al contrario delle Zigulì arriva direttamente nella vostra casella di posta elettronica. Le Zigulì, quanti ricordi. Le compra ancora qualcuno? Ma che c’entra? Niente, divagare fa parte del dna delle introduzioni. Riprendiamo il filo e immergiamoci in un tema che ci manca moltissimo: le pandemie.
Pare incredibile ma un tempo si facevano giochi o serie tv sulle pandemie e tutti a pensare “impossibile”, “pazzesco”, “divertente”, guardavamo la civiltà crollare con il sorriso ebete di chi distrugge un castello di sabbia. Oggi davanti alle stesse opere abbiamo lo sguardo di un pistolero che ha attraversato il deserto dell’Arizona: “Io c’ero”. Chiaro, sempre che per voi la pandemia sia esistita. In caso contrario prendete questo episodio come lo svelamento di due fonti di ispirazione per la più grande operazione di storytelling della storia. Questo sì che è servizio pubblico. Buona lettura!
Quando ho iniziato a leggere i diari di Fang Fang non sapevo cosa aspettarmi. Non sapevo nemmeno se avrei avuto davvero voglia di leggerli, mi ero ripromesso di abbandonarli al primo segnale di insofferenza. Invece la lettura scorre e la curiosità di vedere la pandemia dalla prospettiva di Wuhan mi ha spinto ad andare avanti.
Allora mai avrei immaginato che alla città di Wuhan stesse per capitare qualcosa di tanto grave. Ciò che è successo ha reso la città il punto focale dell’intera nazione: Wuhan è stata blindata, la sua popolazione è diventata vittima del pregiudizio e io mi sono ritrovata in quarantena, proprio qui, in questa città. Oggi il governo ha emanato un’altra ordinanza: stasera, a partire dalla mezzanotte, nessun veicolo a motore potrà più circolare nel centro di Wuhan. Che è esattamente dove vivo io.
Non so se per effetto della globalizzazione, se per la bravura di Fang Fang o perché Wuhan è una città che ha molte similitudini con i panorami urbani che conosciamo, questo diario sembra ripercorrere in larga parte le emozioni che abbiamo vissuto in Italia. A volte anche i cortocircuiti sociali mi sono sembrati simili.
Oggi ho guardato un altro filmato, di una famiglia che attraversava in macchina un ponte che collega Chongqing alla provincia del Guizhou. A bordo c’era una coppia sposata con quelli che sembravano due bambini (non riuscivo a distinguerli chiaramente). L’uomo era originario di Chongqing, la donna del Guizhou. La macchina, proveniente da Chongqing, si dirigeva verso il confine della provincia. Lì le guardie hanno detto alla coppia che la donna poteva passare, dal momento che era di Guizhou, mentre all’uomo era proibito. Gliel’hanno impedito in modo categorico; alla fine i due non hanno potuto far altro che tornare indietro a Chongqing. Una volta oltrepassato il ponte, le guardie dall’altra parte hanno detto loro che, poiché erano usciti dal confine urbano di Chongqing, soltanto l’uomo poteva rientrare, mentre alla donna non era permesso. Allora l’uomo che era alla guida dell’auto ha detto: «Dall’altro lato non ci vogliono far passare e voi non ci fate entrare da questo; cosa volete che facciamo? Che rimaniamo a vivere su questo ponte?».
Forse questa comunanza nel sentire, estesa fino alle più piccole situazioni tragicomiche, è dovuta anche alla grandezza e alla violenza dell’evento. Le restrizioni improvvise, la paura di ammalarsi e la malattia stessa, la lontananza dalle persone care, in sostanza: vivere, soffrire, morire sono un punto di contatto così primitivo che le differenze tra esseri umani tendono ad appiattirsi e scomparire. Non so se è una lettura che consiglierei, ormai avete chiaro di cosa tratta. Decidete voi.
Vi chiedete cos’è una catastrofe? Di certo non consiste nell’obbligo di indossare una mascherina, né nel dover stare in quarantena a casa o nel dover mostrare un permesso ufficiale per accedere a determinate aree. Una catastrofe è quando un ospedale nel giro di due giorni riempie un intero fascicolo di certificati di morte, mentre di solito impiega alcuni mesi. […] Una catastrofe è quando rimani a casa in attesa che l’ospedale ti avverta che si è liberato un posto letto, e quando succede sei già morto. Una catastrofe è quando un paziente gravemente malato va al pronto soccorso e, se poi muore, la sua famiglia non potrà più rivederlo né potrà rivolgergli l’ultimo saluto.
Fang Fang (2020) Whuan - Diari da una città chiusa [Wuhan Diary] [Letteratura] [Diario] [397 pp.] Rizzoli, Mondadori Libri, Milano
Cambiamo registro, andiamo a divertirci. A volte qualcuno chiede ai comici più irriverenti: si può scherzare su tutto? La risposta ve la dà Plague inc. un gioco che ci mette nei panni di una epidemia. Si può decidere che tipo di malattia saremo tra una vasta gamma di simpatici patogeni, dai parassiti ai funghi, dai più classici virus e batteri, fino alle armi biologiche. Passeremo poi ad aggiungere amabili caratteristiche che ci renderanno ancora più pericolosi dandoci dei vantaggi in determinati ambienti o rendendoci più sfuggenti all’individuazione. Tutto molto rapido e semplice.
Il gioco si svolge tutto su una mappa. All’inizio si deve scegliere da quale paese iniziare il contagio e da lì in poi sarà una sfida tra noi e i sistemi sanitari del mondo.
Uno degli aspetti più divertenti di Plague Inc. è la possibilità di dare un nome alla malattia. Questa è la cronaca (molto attuale) di cosa è accaduto quando ho deciso di chiamare il nuovo virus: “L’idiozia”.
Quanto può essere profetico un videogioco sulle pandemie? Di sicuro giocando a Plague Inc. ho capito che dovrei informarmi sui costi dei monolocali in Groenlandia. A qualcuno interessa una multiproprietà?
Ndemic Creations (2012) Plague Inc. [Videogioco] [Strategico] [4 ore] (iPad) [Android] Ndemic Creations, Miniclip
Sportello informazioni
Non vi stupirà sapere che durante la pandemia del 2020 le due versioni di Plague Inc. (Plague Inc. e Plague Inc: Evolved) sono tornate a vendere bene, tanto che nel 2021 è stato lanciato un contenuto aggiuntivo (all’epoca gratuito, oggi a pagamento) chiamato Plague Inc: The Cure (Plague Inc: La cura, in italiano) che ribalta la premessa del gioco mettendovi dalla parte di chi deve fermare la diffusione della malattia. L’espansione è stata sviluppata in collaborazione con gli esperti della World Healt Organization e se pensate che sia un’invenzione pubblicitaria c’è un articolo (in inglese) proprio sul sito della WHO.
Fang Fang è un nome d’arte. Il vero nome della scrittrice cinese è Wang Fang. Non so perché ma questa informazione mi sembra fondamentale.
Titoli di coda
Sembra sempre di disturbare quando si parla di pandemia. Che sia tramite un libro o un videogioco, in questo caso un articolo, ogni volta che sfioro l’argomento mi rimane addosso la sensazione di essere entrato in una stanza di casa la cui porta avrei fatto meglio a lasciare chiusa. Per capirci, è la stanza in cui la zia tiene le porcellane nelle teche di vetro, il divano ha la plastica trasparente sopra e non si può spostare nemmeno la polvere. Ci penso ancora qualche istante e la sensazione di leggero disagio è sempre lì. Allo stesso tempo, però, sono anche sicuro che in quella stanza abbia fatto bene a entrare. Spostare qualcosa, un oggetto, un ricordo; sentire tra le mani che effetto fa. Penso proprio che ci tornerò ancora. Al prossimo episodio, ciao!
Evviva le intro divaganti, soprattutto se ci sono dentro le Zigulì (che ricordo che hai risvegliato, volevo andare in farmacia solo per loro). Comunque Plague Inc. con il virus L'idiozia è spaziale!
In ogni caso, sul naming hanno fatto centro: trisillabo, con una Z che dà il via alla magia, la I che frizza, la G che mescola, la misteriosa U dentro cui sprofondare, la liquida L che scioglie tutta la pozione e il capolavoro della I accentata che chiude il gioco.