Mørkredd e un tramonto durato cinque mesi
Capire nello stesso istante l'importanza della luce e il pericolo del buio. #artevisiva #installazione #videogioco
Bentornati a Giochetti, il faro che illumina le vostre giorn… no? Ok. Il lampadario che… nemmeno? La candela… ok, ok, il cerino che illumina le giornate cinque minuti della vostra giornata. Cinque minuti, pensiamoci un attimo: mi sembra comunque un risultato di cui andare fieri. Eccovi quindi cinque minuti di luce in questo febbraio uggioso. Buona lettura!
Mørkredd è un gioco a cui Caravaggio avrebbe avrebbe messo il like. Perché è tutto basato sul contrasto tra luce e ombra e quando dico contrasto intendo proprio una linea netta che rappresenta il confine tra la vita e la morte.
Lo si capisce fin dall’inizio del gioco (immagini sotto) in cui una fiammella ci riporta alla vita e noi cominciamo a inseguirla neanche fosse il 913 barrato appena ripartito. Sai quanto ci tocca aspettare il prossimo? Sbrighiamoci.
Quando finalmente l’autobus la fiammella si ferma non lo fa certo per permetterci di rifiatare: subito la vediamo entrare in una sfera e trasformarsi, non in un autobus in fiamme tipico della tradizione romana, bensì in un globo di luce che saremo in grado di spingere e portare a spasso per i livelli.
Per fortuna questo gioco si affronta con due personaggi (il massimo del divertimento infatti lo regala in cooperativa), perché forse avete già intuito che il globo ha la tendenza a rotolare. Grazie alla luce che emana e al controllo che i due protagonisti del gioco possono esercitare sulle sue traiettorie, possiamo affrontare il buio e cercare salvezza.
Se entrerete nel mondo di Mørkredd anche un tocco dell’ombra del vostro compagno sarà fatale, fate attenzione. Un gioco che sembra un corso accelerato sulla collaborazione: come lavorare insieme senza pestarsi i piedi, anzi, l’ombra.
Il globo di luce. Due personaggi che lo spingono come fosse una Panda in panne. Il buio che ci uccide. Si può volere qualcosa di più? Consigliato a colleghi d’ufficio, fratelli, persone in fila alla posta.
Hyper Games (2020) Mørkredd [Videogioco] [Puzzle] [3 Ore] (Xbox Series X) [Windows, Xbox Series S] Aspyr Media
Dove eravate tra l’ottobre del 2003 e il marzo 2004? Io stavo per trasferirmi in Germania, ma prima di andarci forse avrei dovuto fare una capatina a Londra perché mi sono perso qualcosa che avrei osservato in estasi per ore.
Sto parlando di The Weather Project, un’installazione di Olafur Eliasson che ha cambiato completamente il volto della Turbine Hall, l’immenso spazio interno che la Tate Modern di Londra mette a disposizione degli artisti.
L’opera si compone di tre elementi: un cerchio di luce arancione che ricorda il sole al tramonto, uno specchio a 25 metri d’altezza che riflette lo spazio sottostante e una leggera nebbia. Detto così potrebbe sembrare poca cosa, ma l’effetto che potete vedere nelle immagini è qualcosa di ipnotizzante.
The Weather Project già vent’anni fa poneva il problema del rapporto che abbiamo con il pianeta che abitiamo e offriva un modo spettacolare e affascinante per osservarsi in relazione con lo spazio che ci circonda.
Qui di seguito un video, per avere almeno un briciolo di quella esperienza.
Olafur Eliasson (2003) The Weather Project [Installazione site-specific] Tate Modern, London
Sportello informazioni
Mi immagino qualcuno che legge questo articolo e alla fine dice: “Sì vabbè, ma come si fa a chiamare un gioco Mørkredd?”. Hai ragione caro lettore col dente avvelenato verso le parole straniere. Quello che non sai è che in norvegese Mørkredd vuol dire “paura del buio”. Ora tutto acquista più senso, giusto? E se ti dicessi che su Instagram c’è Michael H.H. Næss, un’artista norvegese (che non centra nulla col gioco) che usa come nick proprio morkredd? Non sei felice adesso?
Un bell’artico di Rebecca Sivieri sulla rivista online Frammenti ci racconta qualche dettaglio in più su un’opera che continua a far parlare di sé ancora oggi.
Titoli di coda
A volte scrivere Giochetti mi dà proprio gusto. Sarà perché posso parlare di cose bellissime e a volte anche giocarle; sarà perché posso scrivere una notevole dose di stronzate sciocchezzuole (intese come battute, non come inesattezze) che mi diverte buttare giù; sarà perché poi tutto questo crea una newsletter che vi piace, almeno così pare da quello che mi scrivete. Insomma, non posso che ritenermi fortunato ogni volta che qualcuno di voi fa iscrivere l’amico, il compagno, la vicina. Io non so che cosa gli dite, sarà una cosa del tipo: “Guarda c’è uno che parla di autobus in fiamme, tramonti e videogiochi, leggilo”. Be’, se si iscrivono dopo una frase del genere si vede che sono proprio tipi da Giochetti. Al prossimo episodio, ciao!
Bellissima come sempre, Super interessante anche il pezzo di approfondimento. Probabilmente il video non dà l' idea di quella che sicuramente sarebbe stata un' esperienza incredibile, purtroppo sono stato al Tate giusto con qualche anno di ritardo, tipo 20....