Bentornati a Giochetti, il maestro di ballo che ripete all’infinito “Plié” perché non sa dire nient’altro. Eppure, come vedrete, i videogiochi vengono in soccorso anche in questo caso.
Prima di cominciare vi segnalo che sono stato ospite di Hardware Memories del buon Massimo Belardi, per una chiacchierata che come ci si aspetterebbe dal titolo del podcast è partita da alcuni ricordi per poi andare sui regali di Natale, Rocco Siffredi e Jessica Fletcher. Il tutto ovviamente a tema videogiochi. Al link trovate la puntata. Io, da bravo oste, ve la consiglio.
Altra informazione importante: come lo scorso anno, da febbraio Giochetti diventa quindicinale. Se desiderate protestare per questa scelta scrivetemi, sono sempre in ascolto. Noi di sicuro ci rileggiamo su queste pagine tra due mercoledì. Buona lettura!
Dance, dance… otherwise we are lost.
(Balla, balla… altrimenti siamo perduti.)
Se c’è un’arte difficile da comunicare a parole, per me è la danza. Forse perché al giorno d’oggi ci sono poche occasioni per frequentarla, forse perché è un’arte che si comprende meglio se la si pratica, fatto sta che in questo episodio farò dei linguistici salti mortali per cercare di avvicinarmi il più possibile al mondo creato da questa donna: Pina Bausch.
Un po’ sto barando: Pina Bausch ha dato vita a quella che si può definire una corrente artistica, il teatrodanza, che ha preso una via diversa rispetto al balletto e alla danza moderna. Il teatrodanza, anche grazie agli elementi drammaturgici che integra, ha un gusto e una sensibilità che mi sono più vicine. Riesco insomma a entrarci più in contatto.
Con uno stile inconfondibile, Pina Bausch usava la danza per comunicare. In ogni spettacolo da lei coreografato si vede il suo personalissimo modo di stare al mondo e lo si vede anche dai ballerini che sceglieva e da come li sceglieva:
I pick my dancers as people. I don’t pick them for nice bodies, for having the same heights or things like that. I look for the person… the personality.
(Scelgo i miei ballerini in quanto persone. Non li scelgo perché hanno bei corpi, perché sono tutti della stessa altezza o cose del genere. Cerco la persona… la personalità.)
C’è un’altra sua frase che viene citata spesso e che rende bene cosa davvero le interessasse vedere in un corpo che si muove.
I'm not so interested in how they move as in what moves them.
(Non mi interessa tanto come si muovono, quanto cosa li muove.)
Sarà per questo che i ballerini da lei diretti mi sembrano sempre magnifici?
Ve ne sarete accorti, sto barando di nuovo: invece di raccontarvi l’essenza del teatrodanza vi sto raccontando Pina Bausch. Eppure c’è un modo per capire meglio cosa ha rappresentato il suo gesto artistico, come abbia fatto a creare una modalità di stare sul palco riconoscibile e personale. Esiste un film dal titolo minimalista, Pina, diretto da un altro gigante: Wim Wenders. Se lo incontrate non lasciatevelo scappare. Ecco il trailer:
Wim Wenders (2011) Pina [Opera audiovisiva] [Documentario] [106 min] Neue Road Movies
Bound inizia come il gioco più calmo del mondo (quando mai vi è capitato di impersonare una donna incinta che cammina su una spiaggia e sfoglia un vecchio quaderno pieno di disegni?) e si trasforma in pochi istanti in un viaggio attraverso un mondo spezzato, scomposto, in perenne movimento.
Ogni pagina del quaderno è un livello e ci vuole poco per capire che siamo dentro i nostri ricordi, chiamati a raccogliere frammenti di eventi che all’inizio non ci sono chiari ma che a poco a poco acquisteranno senso.
Ogni gesto in Bound è un passo di danza: privi di qualsiasi capacità offensiva dovremo usare le nostre capacità per superare gli ostacoli, recuperare le schegge dei nostri ricordi e rimettere insieme i pezzi. A volte incontreremo frammenti dolorosi e in quel caso danzare con i nastri (immagine sottostante) sarà in grado di proteggerci.
Nei livelli ci sono anche degli esseri enormi, aggressivi (o spaventati quanto noi), che renderanno il nostro viaggio più difficile. Anche loro fanno parte del nostro passato e Bound non fa altro che renderli proporzionati alla loro importanza. Non sono enormi le persone e gli eventi con cui ci confrontiamo da bambini?
Ogni livello, ogni pagina, è un modo per ricordare. E la bellezza di Bound sta nella grazia con cui ricostruiamo il nostro passato, danzando.
Plastic (2016) Bound [Videogioco] [Platform] [2 Hours] (Playstation 5) [Playstation 4] Sony Interactive Entertainment
Sportello informazioni
Forse senza saperlo avete già visto Pina Bausch e il suo lavoro. In Tutto su mia madre di Pedro Almodovar c’è un poster dello spettacolo Café Müller, ma è nel prologo del film successivo del regista (Parla con lei) che il lavoro di Pina Bausch entra direttamente nella costruzione della storia (inglese).
Se siete interessati alla storia di Bound, a seguire ecco una ricostruzione dei frammenti che dura una decina di minuti (in inglese).
Titoli di coda
Ballare è un’attività strana, quando balliamo è come se il nostro corpo si legasse al ritmo del mondo. Non so bene perché, ma nella mia testa ballare è come se avesse un sapore molto forte. Non c’è modo più efficace per connettersi al qui e ora. Anche se vi vergognate, ogni tanto, magari da soli in casa quando non vi vede nessuno, mettete un po’ di musica e ballate. Al prossimo episodio, ciao!
Lunga vita a Giochetti, anche se quindicinale!
Ho perso tanti episodi (ma piano piano recupero) e tornare a rileggere Giochetti con questa puntata è stata, per molti motivi, la cosa più giusta!